Esponente di spicco della pittura partenopea, accolto con sospetto dalla critica di primo Novecento poiché considerato troppo commerciale, Irolli segue i corsi di Toma, Maldarelli e Lista all’Istituto di Belle Arti di Napoli a partire dal 1877. E’ con l’Esposizione Nazionale del 1887 a Venezia che il successo arride al napoletano facendolo evolvere, in una parabola ascensionale per qualità e virtuosismo, sino ai primi del Novecento, quando ancora la sua pittura caratterizzata da un bozzettismo ottocentesco, fa presa sul pubblico. Tuttavia, in termini di rivalutazione critica, il pittore pagherà carissima non solo la sua cifra stilistica ma anche una sovraproduzione, spesso discontinua e altalenante definita “un’analisi del vero ormai scaduta in folklore” sorretta da “un virtuosismo pseudoromantico”. Le numerose esposizioni che egli tiene in Italia, lo portano nel 1934 anche a Trieste, sorretto pure dall’amicizia con il russo Alessio Issupoff (che esporrà di lì a poco nella città di San Giusto).
Certamente questa figura femminile si vide alla rassegna del 1934 insieme, tra le altre opere, a Prima Comunione che entrò nelle raccolte del Museo Revoltella proprio grazie all’intervento della Cassa di Risparmio di Trieste in quell’anno.