La Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste può vantare opere dal curriculum espositivo di primo livello per quanto riguarda la produzione di Marcello Mascherini. La giusta collocazione dello scultore nel panorama europeo del Novecento è stata messa in rilievo con la mostra tenutasi a Trieste nel 2007, dove i vari raffronti visivi hanno permesso una più corretta valutazione della sua intera parabola artistica. La Fondazione ha fatto sua, dopo quell’evento, la volontà di accogliere importanti sculture dell’artista nato a Udine ma triestino d’adozione; e così nel novembre 2008 è entrato il bassorilievo raffigurante Pan che egli realizzò tra il 1973 ed il 1974 per la gloriosa azienda di liquori Stock; una figura sedimentata nel percorso mascheriniano dai tempi di Risveglio di Primavera del 1954 (Trieste, Museo Revoltella), portata qui ad un esito stilizzato, con il mitologico dio disteso a suonare la siringa, estrapolato da una pittura vascolare greca. Un bassorilievo, per certi versi commovente, poiché arrivava quale ideale canto del cigno nel percorso dello scultore, dopo aver consegnato un Fauno simile nel 1958 – dalle forme più arrotondate – per la motonave Federico Costa (Genova, collezione privata).
Ultimo acquisto, nell’arricchimento delle collezioni d’arte e per quanto riguarda Marcello Mascherini, è l’Erotica. Scultura che venne presentata, entrando subito nel vivo del dibattito artistico in un momento cruciale per la critica triestina che vedeva su fronti opposti penne del calibro di Silvio Benco e Manlio Malabotta, alla Mostra d’Arte d’Avanguardia del 1931. L’opera, come scrive Malabotta, è “dalla posa ardita[…]sviluppata efficacemente nella sua intenzione sensuale” e risente, come sottolineato da Lorenzo Nuovo, dell’influsso martiniano che va dalla Donna al sole alla Pisana, tuttavia non scimmiottandolo meccanicamente.
Al 1942 risale, invece, L’Abbondanza, opera che venne presentata a Verona in occasione del Secondo Premio Verona. Mostra Nazionale d’Arte a celebrazione dell’Agricoltura del 1943, dove Mascherini ottenne il premio per la scultura e Mario Mafai quello per la pittura. E’ un bronzo voluto espressamente dalla Cassa di Risparmio di Trieste per festeggiare i cent’anni dalla fondazione e ben si sposa con un’idea di fertilità e prosperità; non dissimile, nel gonfiare le volumetrie e nell’idea generale, alle Veneri vincitrici di Renoir.
Il San Giusto, di pochi anni successivo, realizzato attorno al 1945, è antecedente, e prima prova, per il bronzo destinato alla Cattedrale di San Giusto, presentato con successo alla Mostra Giuliana d’Arte Sacra del 1946. L’iconografia è di fatto quella tradizionale, con il santo ormai trionfante e vincitore sul basilisco.
L’Albero, prova grafica di Mascherini e che ci riconduce agli anni Settanta, riassume una fase di forte sperimentazione da parte dello scultore, indirizzata verso una rielaborazione del dato naturale sino al raggiungimento astratto; figure come questo albero, si ritrovano in numerosi disegni dell’epoca e affiancano, quali studi, la parallela produzione bronzea.
La Collezione d’Arte
Marcello Mascherini
San Giusto
Bronzo, cm 61 x 30 x 23