Il disegno, studio di dettaglio per una composizione più vasta, è attribuito tradizionalmente al maestro italiano del Romanticismo pittorico, vale a dire Francesco Hayez (1791-1882). Nonostante la resa faccia pensare all’Hayez più maturo – con l’uso generoso della biacca – ripercorrendo il catalogo ragionato sull’artista non vi è una scena, tra quelle più esplicite con soggetti storici dall’evidente tono patetico-sentimentale come, per esempio, la Distruzione del Tempio di Gerusalemme (Venezia, Gallerie dell’Accademia) realizzata tra il 1860 ed il 1867, recante due figure femminili addolorate, sistemate in questo modo.
Solitamente, raffigurate in atteggiamento così teatralmente tragico, sono le donne delle monumentali tele che hanno per protagonisti i personaggi della storia veneta, non solo nella produzione di Hayez; pensiamo a episodi legati alle vicende del doge Francesco Foscari, narrate in pittura anche da artisti come Michelangelo Grigoletti nel 1838, Antonio Zona nel 1845 o Ludovico Raymond nel 1866.
Tale analisi, induce ad accostare l’altisonante nome con cautela e magari iniziare a pensare ad altri artisti italiani chiaramente influenzati dal grande maestro. Potrebbe essere il caso di Giovanni Andrea Darif (1801-1870), partito da Venezia e approdato nel Friuli Venezia Giulia prima di chiudere la sua esistenza a Milano, propugnatore degli schemi hayeziani e prossimo a certi esiti stilistici come questo esemplare a matita e biacca.