La Collezione Stock
Nel 1966 Alberto Casali, l’allora presidente della Stock, commissionò a dodici dei più importanti maestri della figurazione italiana del Novecento altrettante opere dedicate al prodotto più conosciuto e amato della distilleria triestina, il “Brandy Stock 84”. Nel progetto, chiamato “Arte e Industria”, vennero coinvolti, tra gli altri, de Chirico, Guttuso, Guidi, Gentilini, Annigoni.
Un’idea, quella dell’arte come veicolo pubblicitario, già attuata dalla Stock agli inizi del Novecento con Marcello Dudovich chiamato da Lionello Stock per realizzare l’immagine dello Stock Medicinal.
È significativo che il primo studioso ad approfondire l’analisi delle tele della collezione Stock non sia stato uno storico dell’arte ma un eminente linguista come Francesco Sabatini. Egli, in un saggio del 1968, apparso sulla rivista Il Ponte, all’indomani del massiccio battage pubblicitario promosso l’anno prima dalla Stock in varie riviste, quali Epoca e Grazia, si chiedeva se le opere volute dall’azienda triestina, non andassero considerate nella duplice veste di manifesti e opere d’arte. Il filologo, involontariamente, coglieva puntuale le intenzioni dell’allora presidente della Stock, Alberto Casali, il quale si era prodigato, sin da quando aveva preso in mano le redini dell’azienda, a promuovere il marchio con messaggi pubblicitari non solo efficaci, ma qualitativamente elevati, in modo tale da coniugare un’idea commerciale – per raggiungere naturalmente un vasto pubblico – a forme raffinate.
Nel 2008 la Fondazione CRTrieste è stata protagonista del salvataggio dal rischio di smembramento di questa preziosa gemma della storia dell’arte e della comunicazione. L’intera collezione era stata infatti messa all’asta, a seguito del trasferimento della sede Stock da Trieste a Milano.
Le opere sono ora visibili a tutti grazie alle visite guidate gratuite, organizzate presso la sede della Fondazione in via Cassa di Risparmio.