Da “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo
“Maria era una di quelle fantesche come non se ne trovano più. Era da noi da una quindicina d’anni. Metteva mensilmente alla Cassa di Risparmio una parte della sua paga per i suoi vecchi anni, risparmi che però non le servirono perché essa morì in casa nostra poco dopo il mio matrimonio sempre lavorando.”
Acquerellista tra più noti nel Novecento italiano, ebbe la cattedra all’Accademia di Brera a Milano per oltre trent’anni. A Trieste soggiornò in diverse occasioni, soprattutto negli anni a cavallo fra le due Guerre. E’ del 1938 la Chioccia con i pulcini, che recupera la pittura veneziana di Luigi Nono della fine dell’Ottocento dallo stesso soggetto (1881), di grande virtuosismo tecnico essendo l’acquerello capace di riprodurre persino la consistenza stessa del piumaggio dei pulcini. Stesso anno in cui realizza l’acquerello a Zara in un clima di forte retorica nazionale, tanto che il leone marciano in basso a sinistra e l’iscrizione latina a destra sono premessa obbligata per vedere lo scorcio assolato della cittadina dalmata.
Un omaggio alla Cassa di Risparmio è l’opera datata Trieste 3 gennaio ‘17 (da intendersi epoca fascista XVII e quindi 1939, nata proprio per arricchire il patrimonio artistico della Cassa di Risparmio), dove Raimondi pare rievocare un mondo da metropoli americana, con figure eleganti e auto da cinema dominate dalla possente architettura – realizzata da Enrico Nordio – che insiste oggi in Via Cassa di Risparmio, definita in un chiaroscuro preciso e senza ripensamenti. Sono esattamente gli anni in cui Raimondi soggiorna a Trieste e realizza una serie di acquerelli dedicati alla città di San Giusto che avranno un successo strepitoso, poiché tradotti in svariate cartoline circolate regolarmente sino agli anni Sessanta.