Opere lontane fra loro, cronologicamente e stilisticamente, le Rive di Trieste e la Tintoria sono ottimi esempi per comprendere il pittore Avgust Černigoj. Tra i fondatori del Gruppo Costruttivista di Trieste, con Carmelich, Vlah e Stepancich, Cernigoj “ha un itinerario quanto mai complesso e laborioso”, scrive con intelligenza Molesi, “dall’impressionismo monacense, saltando a piè pari l’esperienza della Bauhaus, egli si porta da un gusto figurativo, che nel dopoguerra assume forme neocubiste e si qualifica per il colore puro e piatto”. Le Rive di Trieste arrivano nello stesso anno di Mio zio del Museo Revoltella, lavori che Cernigoj presentava col cognome italianizzato alle Sindacali cittadine. Uno scorcio inedito rispetto alle solite vedute da cartolina degli anni Trenta che i colleghi realizzavano e presentavano regolarmente al pubblico, mostrano un pittore capace di cogliere in linee rapide e approssimative la fisionomia della città, oltre a carpirne un’atmosfera quasi “segreta” per mezzo del colore steso senza inutili sofisticazioni.
Tintoria del 1956 fa parte di una stagione completamente nuova, che vede Cernigoj sperimentare vari linguaggi d’avanguardia, passando con disinvoltura da uno stile neo-cubista ad un’astrazione materica. Vale la pena mettere in relazione l’opera della Fondazione con la Natura morta della Maribor Art Gallery, anch’essa realizzata in quell’anno; quanto la Tintoria tende ad un’astrazione delicata e un decorativismo memore delle esperienze fatte dall’artista negli anni della Bauhaus, tanto la Natura morta è costruita con idee cubiste di insopprimibile figurazione.
La Collezione d’Arte
Augusto Cernigoj
Rive di Trieste
Olio su tela, cm 80,2 x 74,5