Bruno Sossi fa parte di quella schiera di artisti giuliani ancora del tutto sconosciuti. Il suo nome figura alle Sindacali triestine dell’anteguerra con opere legate al movimento futurista. Da queste informazioni minime, possiamo aggiungere ulteriori elementi per comprenderne in qualche modo il profilo. Nell’edizione del 1944 illustrò, con ben dieci tavole, il volume di notevole successo della scrittrice Eleonora Torossi l’Omino dai pugni solidi. L’episodio è assai rilevante, essendo la Torossi impegnata nel mondo dell’arte triestina, sia recensendo le Sindacali degli anni Trenta per il Popolo di Trieste, sia occupandosi delle pagine di critica d’arte per Il Piccolo di quegli anni. Dall’opera raffigurante il vate Gabriele D’Annunzio si evince più che un linguaggio futurista – piuttosto timido – , un omaggio esplicito e di gusto simbolista verso la figura dello scrittore, famoso nel territorio giuliano poiché nell’impresa fiumana annetteva quelle zone all’Italia. Se a questo aggiungiamo il fatto che Sossi riconobbe, alla fine del 1943, un suo amico di Parenzo fra i corpi recuperati dalla foiba di Vinez nei pressi di Pola dopo l’occupazione slava, è evidente che i sentimenti irredentisti prevalevano sul carattere del pittore.