Partito da Bologna, dove nacque (secondo alcune fonti nel 1857) e frequentò l’Accademia di Belle Arti, si trasferì sin da giovane, nel 1875, a Trieste. Qui entrò subito nel tessuto sociale ed artistico della città, divenendo triestino a tutti gli effetti, dapprima lavorando in qualità di ritoccatore di lastre nel rinomato studio fotografico Sebastianutti e Benque, guadagnandosi in soli due anni l’insegnamento presso la Scuola Industriale.
In seguito, fece parte in qualità di socio del Circolo Artistico Triestino a partire dal 1885 meritandosi nel volume del 1922 di Salvatore Sibilia, Pittori e Scultori di Trieste, un profilo biografico.
Soprattutto eccelse nella tecnica dell’acquerello, come possiamo notare anche dall’esemplare della nostra collezione, il cui soggetto è pretesto per Ballarini nel dispiegare la tecnica con grande effetto virtuosistico, in un voluto recupero neocinquecentesco di ascendenza dureriana. Va sottolineato che gli acquerelli di Ballarini girarono con successo mezzo mondo nei primi del Novecento, meritandosi critiche positive pure al più esigente Salon parigino del 1912. Di natura più documentaristica è invece la tela raffigurante l’allora piazza della legna – oggi Piazza C. Goldoni – contraddistinta sul fondo dalla storica sede del quotidiano Il Piccolo, “Il giornale più diffuso di Trieste” come recita l’orgogliosa iscrizione sul muro. Il dipinto è popolato da quei “fantasmi”, per dirla con Sibilia, che attraversano la piazza, gettando lunghe ombre su un effetto chiaroscurale che tradiscono la dimestichezza di Ballarini con la liquida tecnica dell’acquerello.