Dopo una presenza regolare alle Biennali veneziane degli anni cinquanta, ed una partecipazione alla medesima rassegna l’anno prima del dipinto per la Stock, de Chirico si avviava al ragguardevole traguardo degli ottant’anni con il medesimo entusiasmo pittorico che lo accompagnava da sempre, sebbene avesse toccato il vertice nell’ormai leggendario e irripetibile, per chiunque, periodo metafisico, di circa cinquant’anni prima.
Stava riprendendo, in questi anni, citazioni da grandi maestri del passato, in particolare del Cinquecento e del Seicento, ben visibili nei numerosi Autoritratti e ritratti che andava realizzando a partire dagli anni quaranta. Gli erano familiari, soprattutto negli anni sessanta, le cornucopie di frutta, come sottolineava non senza irritazione la critica, dove, in particolare, l’uva trovava una sua gustosa resa, sebbene venisse notato un tono “cartapestaceo” e sostanzialmente freddo rispetto ai tempi migliori del pittore. Nel dipinto Stock, dove l’uva naturalmente non poteva che essere motivo dominante, vi è una divertita pennellata nel rendere la frutta: ogni singolo colpo di colore è dato con estrema naturalezza ma al contempo sorvegliato, come non poteva non essere in un pittore come de Chirico.
Si apre un paesaggio, alle spalle della grandiosa bottiglia Stock 84, che pesa in primo piano quanto un monolite, da scenografia teatrale sottolineata dal sipario che, schiudendosi, invita alla contemplazione silente. La natura morta con la bottiglia Stock 84 diviene quindi una sorta di paesaggio nel paesaggio; un paesaggio da “spaesaggista”, come asseriva Cocteau nel 1928, cioè di un de Chirico che “ci mostra la realtà spaesandola”.
La Collezione Stock
Giorgio de Chirico
Natura morta silente
Olio su tela 52 x 38,5 cm