Il Carso è proverbialmente un luogo di sole e di pietre, di luce e di colori accesi. Come ha scritto Slataper, “Il mio carso è duro e buono. Ogni suo filo d’erba ha spaccato la roccia per spuntare, ogni suo fiore ha bevuto l’arsura per aprirsi.”
Non mancano tuttavia immagini del Carso più discoste e meno prevedibili. Esiste insomma, come si vede in questa parte della mostra, un Carso notturno.
Pietro Lucano si distinse nel panorama artistico triestino, specialmente negli anni Cinquanta, come fecondo e capace paesaggista. Se solitamente si denota nelle sue opere un’ascendenza divisionista, in Plenilunio o Notturno a Oblisca si scorge anche un certo gusto secessionista che nel capoluogo giuliano era stato portato avanti da un autore come Glauco Cambon. Ne è testimonianza la composizione serrata, a piani giustapposti e con un’evidente stilizzazione di forme.
Questo dipinto, presentato al pubblico nel 1938, è caratterizzato da un’ambientazione notturna bagnata dalla luce della luna, che pur non compare nella composizione. Fra i toni blu si scorgono i quadrati rettangolari delle finestre, la cui luce calda suggerisce la vita quotidiana che si svolge all’interno delle abitazioni.
La Collezione d’Arte
Pietro Lucano
Plenilunio o Notturno a Oblisca
Olio su tela, cm 63,9 x 80