Le chine di Ramiro Meng presenti in Fondazione Cassa di Risparmio fanno parte di una particolare fase dell’eclettico artista triestino, vale a dire quella di metà anni Quaranta. Come è stato scritto per la recente mostra del 2007: “L’essenzialità del tratto tipica dei suoi disegni finiti a china è sicuramente debitrice delle culture figurative giapponese e cinese, da cui egli trasse anche i mezzi per ricreare il senso della profondità senza l’utilizzo della modulazione chiaroscurale. Dell’arte estremo-orientale, conosciuta attraverso i libri che ancora si conservano nella sua casa, egli dovette apprezzare in particolare gli acquerelli cinesi e le xilografie giapponesi, tanto affini alle tecniche da lui stesso predilette”. A tutto ciò si somma un segno “deciso, spesso e pastoso” che il pubblico poté ammirare alla Galleria Michelazzi nel gennaio 1945 dove si videro ben 64 disegni suddivisi in cicli variamente intitolati: La città, Fuori e dentro i rifugi, La campagna, Le carrozze. In questo caso è la città ad essere protagonista indiscussa; chine che a tratti fanno pensare agli acquerelli di Adolfo Levier, che proprio intorno al 1943 ritraeva l’amico Meng. Sono disegni che l’artista presenterà ancora con successo sino al 1947 quando, evidentemente consapevole di un mondo artistico che stava mutando e si allontanava dal proprio gusto, deciderà di comparire sempre meno alle diverse rassegne. Nella collezione troviamo inoltre due chine della serie Fuori e dentro i rifugi, Casa bombardata e Durante un allarme.
La Collezione d’Arte
Ramiro Meng
Via Pindemonte
China su carta bianca, cm 24 x 33